La figura paterna e la sua funzione rivestono un ruolo fondamentale nella strutturazione psichica della persona e nel suo modo di organizzare l’esperienza. La funzione paterna (concetto che rimanda tradizionalmente al maschile ma che non è legato al sesso biologico) infatti, permette al bambino di individuarsi come soggetto separato dagli altri e di imparare a relazionarsi, ad esplorare l’ambiente che lo circonda e a conoscere i propri confini. Il paterno è, inoltre, portatore della legge e dell’autorità, dell’ordine, della regolazione delle emozioni attraverso il pensiero e dell’accettazione dei propri limiti.
Nella vita adulta, il paterno che abbiamo introiettato, si esprime nel nostro sistema di valori, attraverso la coscienza morale, il giudizio e talvolta la censura dei desideri e con la tolleranza alla frustrazione che ci permette di raggiungere gli obiettivi preposti.
Il simbolismo legato alla figura del padre trascende la dimensione individuale e si esprime a livello sociale attraverso l’autorità legittimata, regolatrice dei valori e dei comportamenti. In questa declinazione, il paterno è incarnato dalle religioni, dalla politica e dallo Stato che ne determinano la morale, i princìpi, la legge e l’ordine. Nell’ultimo secolo, i profondi cambiamenti politici, ideologici, filosofici, le lotte per l’emancipazione femminile e per il riconoscimento dei diritti delle minoranze, hanno contribuito a mettere in discussione i codici valoriali della società occidentale, mettendone in crisi la funzione paterna, con effetti anche a livello delle organizzazioni famigliari e nell’esperienza individuale.
Dopo la destrutturazione di un paterno autoritario, spesso rigido e giudicante, invadente nella determinazione di sé e della propria identità, ciò che ci si auspica è l’evoluzione verso una concezione nuova e più matura del paterno stesso, che rappresenti una guida salda che, con il proprio esempio, sappia accompagnare la persona (e la società) in una libera espressione di sé e della complessità, attraverso un confronto dialogico autentico e flessibile.
IL PADRE COME ARCHETIPO E COME FUNZIONE
Il padre, secondo Gustav Jung, è uno degli archetipi più evocativi nell’esperienza dell’individuo. Esso rappresenta infatti la legge, la disciplina, la protezione e l’amore. E’ una figura interiore che agisce come guida e che ci accompagna nel raggiungimento degli obiettivi. L’archetipo paterno ha in sé due connotazioni opposte: nel suo senso positivo non è mosso dal divieto, ma da un’energia amorevole che ci dona disciplina e ci indica la direzione. Il padre ombra, invece, è un autoritarismo rigido, insondabile e portatore di sanzioni.
In psicoanalisi si parla di funzione paterna, che permette al bambino di separarsi dallo stato di fusione con il materno, venendo per la prima volta a conoscenza dell’esistenza di sé e del mondo come entità separate. Il paterno inizia il bambino alla relazione, all’incontro con l’altro e all’esplorazione dell’ambiente. Tale funzione ha inoltre il compito di riordinare il caos delle pulsioni e delle emozioni legandole al pensiero, nasce così la volontà. Esso è infine promotore delle regole (la Legge), insegna la presenza di confini, di limiti e insegna a distinguere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. La separazione e i confini sono delle consapevolezze fondamentali per lo sviluppo del sé e dell’identità.
Una funzione paterna ben assolta permetterà all’adulto di avere dei riferimenti interni soldi e, allo stesso tempo, flessibili nel potersi muovere nel mondo, nello sviluppo di un proprio sistema di valori e nel raggiungimento dei propri obiettivi di realizzazione. Differentemente, potrebbe sorgere un irrigidimento del proprio paterno introiettato, che tenderà ad essere giudicante, punitivo, inflessibile e acritico.
IL PADRE E LA SOCIETA’
La funzione paterna non si esprime solo a livello individuale ma si estende anche a livello sociale e culturale. Il paterno garantisce la civilità, la dialettica fra i sessi e le generazioni, in un conflitto-confronto che conduce all’evoluzione. Esso porta con sé anche le dinamiche di potere, perché stabilisce un’autorità, un giudizio e un ordine costituito. Nella società occidentale, la funzione paterna si declina in istituzioni quali la religione, i partiti politici e lo Stato.
Il secolo scorso è stato caratterizzato dalla crisi della funzione paterna a livello sociale, che si è riflettuto anche nell’organizzazione famigliare e nei processi di maturazione individuale. La democrazia ha delegittimato l’autoritarismo tipico dei regimi; i partiti, che dapprima muovevano intere masse attraverso una spinta ideologica forte, hanno subito un indebolimento su questo fronte, relegando il proprio ruolo agli ambienti del parlamento. La religione ha perso la sua esclusività nel determinare gli usi e i costumi, che ora incontrano altre forme di pensiero, pratiche provenienti da altre culture, e ci si determina in base a valori che non sentono più la necessità del divino per affermarsi. Lo Stato Nazione apre le porte alla globalizzazione, indebolendo la propria sovranità. A livello famigliare, il patriarcato viene messo in discussione dalle lotte per la parità di genere e la figura del capofamiglia viene destituita.
EDIPO HA UCCISO DIO
Nietzche nel 1882, con l’espressione “Dio è morto”, si riferiva ad una caduta del simbolo delle certezze degli uomini (Dio) che portava con sé la Legge, la morale, l’ordine, la stabilità e un’identità ferma. L’Edipo freudiano, ispirato al mito di Sofocle, è il figlio che, nel conflitto con una funzione paterna ormai troppo rigida e invasiva, lo uccide e ne prende il posto, rivendicando la possibilità di autodeterminarsi nella sua dimensione adulta. L’Edipo nel ‘900 ha liberato la società dall’autoritarismo, da dogmi che soffocavano l’affermazione di sé in nome di una rigida aderenza a modelli imposti. Lo sbilanciamento che ne è derivato, però, ha portato con sé il peso di doversi orientare in una società “liquida”, caotica, prodiga di tanti spunti differenti ma priva di punti fermi, difficile da comprendere; la conseguenza è stata il nichilismo e la perdita di senso che ha investito le successive generazioni.
TELEMACO E IL RITORNO DEL PADRE
Questo senso di smarrimento ha comportato, nell’ultimo periodo, un’inversione di rotta. È aumentato il consenso popolare nei confronti di posizioni politiche di stampo sovranista e una tendenza a recuperare un sistema di valori tradizionale. Tutto ciò ha preso ulteriore forma durante la pandemia, con un aumento esponenziale del consenso verso i leader politici che guidavano gli Stati coinvolti. Ciò rappresenta una ricerca del “padre”, inteso come portatore di legge e sicurezza.
A questo proposito, è esplicativa la teorizzazione del complesso di Telemaco, proposta da Massimo Recalcati. In seguito ad un Edipo che porta il conflitto e sovverte il padre, succeduto da un periodo di rifugio narcisistico nell’edonismo, arriviamo a Telemaco, che attende il ritorno del padre, Ulisse (partito per combattere nella guerra di Troia), per ritrovare un punto fermo in una società senza padri simbolici, in cui regna il caos e si subisce l’usurpazione dei proci.
La funzione paterna in età adulta infatti, rappresenta l’esigenza di possedere un punto di riferimento che sia strutturato e che permetta una divisione fra giusto e sbagliato, in modo da poter orientare le nostre azioni e dar loro un senso.
QUALE PADRE?
In una situazione sociale così labile come quella contemporanea, si rischia tuttavia, in nome di questa esigenza, di abbandonarsi in modo acritico ad un padre-padrone, che porti con sé una Legge arbitraria e non discutibile. Emerge infatti la figura archetipica del padre ombra, un autoritarismo egomane, rigido, escludente e vietante, che mostra paura dell’altro, chiusura e violenza. Un portatore di certezze assolute che richiede obbedienza e rifugge il dialogo. Sono sintomo di ciò le posizioni più conservatrici in ambito religioso e politico, che ipersemplificano la realtà attraverso modelli rigidi in cui si è dentro o fuori.
In un ritorno all’autoritarismo paterno, la conseguenza è la perdita di conquiste evolutive importanti e una nuova immobilità, in un ciclo che porterà nuovamente al parricidio ad opera di un nuovo Edipo.
La funzione paterna ha invece l’opportunità di evolversi in un nuovo rapporto padre-figlio, anch’esso proposto da Recalcati nella risoluzione del complesso di Telemaco: un paterno che accompagni con l’esempio e l’esperienza, in una condivisione di forze e fragilità, promuovendo una dimensione di autentica umanità, anziché l’illusione di un autorità assoluta e infallibile. Un confronto aperto e maturo, che parli alla parte adulta di noi e fornisca la fiducia nel cercare un proprio senso nella vita, anziché una verità precostituita, nella consapevolezza dei propri limiti, delle proprie capacità e delle proprie aspirazioni. A livello sociale, si intende una Legge che rappresenti un solido punto di riferimento per orientarsi nella complessità della realtà, che ha a che fare con l’alterità, che va accettata e compresa, non semplificata.