All’inizio L’AMORE ROMANTICO può somigliare a una dipendenza: idealizziamo l’altra persona, cerchiamo continuamente la sua vicinanza, è il nostro pensiero fisso, abbiamo scariche emozionali molto forti ad un suo messaggio o ad un appuntamento, cerchiamo di mostrarci al meglio etc..
Tali caratteristiche possono evolversi in due modi: se ci si vive, anche profondamente, riuscendo a vedere l’altro realmente e non solo idealmente; se ci si percepisce come individui separati non perdendo di vista la propria individualità, allora si passa dall’innamoramento alla costruzione di un legame AMORE, di intimità e di rispetto reciproci.
L’altra strada porta ad una rigidità delle suddette caratteristiche e il vincolo finisce per offuscare i propri desideri e le proprie ESIGENZE. Il partner è totalmente idealizzato come l’unico che possa soddisfare i nostri bisogni di affetto e di cura; pur di non perderlo lo si compiace, perdendo di vista la propria vita.

Raynaud fa una differenza tra LOVE PASSION e LOVE ADDICTION.
La prima è un attaccamento funzionale, in cui la passione e la voglia dell’altro si integrano bene con la nostra separatezza, e c’è lo spazio per costruire un sentimento d’amore reciproco e autentico.
Nella love Addiction la relazione è quasi certamente problematica e insoddisfacente e c’è la ricerca disperata di vicinanza e il tentativo di controllo, ovviamente illusorio.
Le caratteristiche della love addiction sono simili a quelle della tossicodipendenza: grazie all’attivazione delle stesse regioni a livello neuronale, si prova intensa EUFORIA nel contatto con l’altro; si innesca il CRAVING, ovvero il bisogno continuo della persona la ricerca di vicinanza, che non basta mai. Infine, si provano veri e propri sintomi di ASTINENZA nei periodi di rottura della relazione.

Le relazioni di dipendenza non sono quasi mai soddisfacenti, l’altro si dimostra spesso distante e ciò crea incapacità di avere una sua presenza interiorizzata rassicurante. Arriva la disperazione, che è interrotta solo dalla presenza concreta. Molto spesso tale presenza è sottoposta a richieste o RICATTI AFFETTIVI, spesso riguardanti la gelosia verso i nostri spazi. Noi, per avere quella presenza e nell’illusione di un futuro stabile (un magico lieto fine) siamo disposti a mettere a pegno la nostra libertà, gli interessi, le amicizie e anche la famiglia. In questo modo avviene l’ISOLAMENTO, che è uno degli aspetti più rischiosi di ogni dipendenza, a maggior ragione di quella affettiva. Ci si isola per preservare sé, l’altro e la relazione dalle critiche di chi ci vuole bene e vede la situazione con lucidità. Anche il lavoro ne risente, in quanto tutte le energie sono concentrate sui problemi della coppia. C’è una desertificazione di tutto ciò che era la vita della persona prima della relazione. Persino eventuali atti di violenza vengono coperti, giustificati e protetti. A volte, nei momenti di lucidità, ci si rende conto che il proprio comportamento è privo di razionalità e di capacità critica, emerge dunque la rabbia e ci si ribella, spinti anche dal senso di vergogna, sospendendo la relazione. Interviene a quel punto l’astinenza che porta alla ricaduta, razionalizzata dalla speranza che qualcosa cambi.

Accanto alla presenza di scariche emotive intense che ricordano le montagne russe, c’è il senso di inadeguatezza, il senso di colpa che ci si attribuisce perché non funziona la relazione, il bisogno di controllo tramite sacrificio e compiacenza e la messa in discussione di se stessi anziché del partner.
Questo tipo di relazioni in realtà è priva di una struttura sottostante, gli sforzi sono concentrati sull’urgenza, non c’è spazio per una profonda conoscenza reciproca, il futuro non è progettato ma solo fantasticato in rari momenti. C’è consumo di emozioni e non un attaccamento durevole.

Una soluzione per uscire dalla dipendenza affettiva è cercare aiuto esterno dalla propria RETE SOCIALE e da una PSICOTERAPIA.
I modi per prevenirla sono molti, primo fra tutti coltivare una varietà di interessi e di relazioni gratificanti in modo da non isolarsi. È fondamentale inoltre accompagnare l’entusiasmo iniziale di una conoscenza con uno sguardo critico verso chi abbiamo di fronte, in modo da cogliere tutti i segnali che, più o meno consapevolmente, ci invia.

Dott.ssa Silvia Roncallo

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