Il virtuale è sempre di più parte integrante della nostra realtà; grazie ai social network assume anche un ruolo nella nostra identità personale e relazionale.
Se è vero, come afferma Spitz, che il virtuale ci allontana dalla dimensione del corpo e delle sue sensazioni, è altrettanto un dato di fatto che la dimensione virtuale consente di metterci in relazione con tantissime menti. Si crea un luogo di sperimentazione in cui possiamo mettere in gioco parti di noi stessi in un contesto maggiormente protetto e facilitato.

VIRTUALE O REALE?

Anzitutto, virtuale e reale NON sono due aspetti in ANTITESI. Il virtuale infatti può essere considerato parte essenziale del reale. Se il reale ha una sua struttura oggettiva che non può essere confusa o sostituita da una riproduzione virtuale, quest’ultimo è quella parte di realtà in cui siamo maggiormente in sintonia con l’immaginazione.
Tuttavia, anche la realtà virtuale possiede degli aspetti che la definiscono; Sherman and Craig (2003) a questo proposito ne indicano gli elementi essenziali. Il primo è l’IMMERSIONE: il mondo virtuale, per essere tale, non basta che sia osservato o che si interpreti al suo interno una parte come se ci si trovasse su un palcoscenico, ma ci si sente partecipi e coinvolti profondamente. Deve essere poi presente un FEEDBACK SENSORIALE in risposta alle nostre azioni virtuali e, infine, si presuppone un’INTERAZIONE con il contesto in cui siamo inseriti e con gli Altri, appartenenti a questo mondo.

ASPETTI POSITIVI DEL VIRTUALE

Nei social network noi sviluppiamo un’IDENTITÀ VIRTUALE. Essa non è meno autentica di quella reale ma è diversa. Siamo un po’ più come vorremmo essere e il terreno semplificato del virtuale lo permette, almeno inizialmente. In questo contesto possiamo sperimentarci diversamente da come facciamo nella realtà di tutti i giorni, arrivando anche a scoprire alcune nostre potenzialità e aspetti repressi o inediti del sé. I social network hanno, in quest’ottica, delle funzioni sociali che si possono riassumere in questo modo:
-estensione della nostra rete sociale
-espressione potenziamento di sè
-esplorazione e confronto con l’identità sociale degli altri membri.

I RISCHI

Il fatto di assumere diverse identità e ruoli, crea una DISSOCIAZIONE, che può condurre a percepirci come persone diverse nei diversi contesti, rischiando persino una incomunicabilità fra identità virtuale e reale. L’immaginazione, inoltre, seduce; ciò può comportare una sovrapposizione del virtuale al reale, dimenticando che il primo è una realtà semplificata senza storia e quindi senza una continuità, oltre che priva di una risposta immediata.
Tabucchi riassume molto bene gli aspetti negativi del virtuale su di noi e sul nostro rapporto con il mondo:
-indebolimento del senso di realtà
-perdita dei confini dell’ego (e conseguente narcisismo)
-aumento dell’illusione di conoscenza (e accumulo di informazioni senza cognizione di causa)
-ostacolamento della capacità di produrre autonomamente significati dell’esperienza.

IN CONCLUSIONE

Gli strumenti in sè non sono né “buoni” né “cattivi”, la differenza la facciamo noi con il nostro modo di utilizzarli. È infatti fondamentale usare lo strumento e non essere “strumento dello strumento”; ciò è possibile interagendo con cognizione di causa e con CAPACITÀ CRITICA.
È altresì fondamentale non separare i due mondi nel modo di percepirci in relazione ad essi, ricordando di INTEGRARE chi siamo con chi possiamo essere grazie al virtuale. Non dimentichiamo infine che, come noi, anche chi si relaziona con noi ci presenta un’identità virtuale che è una proiezione parziale della sua personalità, e che oltre lo schermo si trova una persona in carne ed ossa, con sentimenti, idee ed emozioni.

Dott.ssa Silvia Roncallo

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