Con il termine EMPATIA si intende la capacità di mettersi nei panni dell’altro, riuscendo a percepirne emozioni e pensieri, al fine di comprendere profondamente il punto di vista della persona con cui entriamo in relazione. Essere in empatia significa saper comunque mantenere la distinzione tra ciò che sono i nostri pensieri ed emozioni e quelli altrui, permettendoci tuttavia di entrare nel mondo di chi ci sta di fronte senza giudizio, critica o valutazione, comprendendolo davvero.

La comprensione EMPATICA è diversa dalla comprensione RAZIONALE: quest’ultima si riferisce esclusivamente ai contenuti dei pensieri, mentre quella empatica riguarda i contenuti delle idee scaturiti da stati d’animo, desideri e timori (Jaspers).
E’ un processo sia cognitivo, grazie alla capacità di apprezzare gli stati mentali altrui (capacità di MENTALIZZAZIONE), a cui si aggiunge la componente affettiva (condivisione di sentimenti, emozioni e preoccupazioni).
La comprensione EMPATICA è anche diversa dal CONTAGIO EMOTIVO, in quanto manteniamo il nostro punto di vista, i nostri valori e le nostre emozioni. Il contagio emotivo è meno maturo perché prevede una simbiosi con l’altra persona, a discapito della propria individualità.

Alla base dell’empatia c’è il corredo genetico umano. Lo scienziato italiano Gallese è uno degli scopritori dei NEURONI SPECCHIO: tali neuroni permettono un processo di “simulazione incarnata”, ovvero grazie ad essi percepiamo azioni e ne comprendiamo il significato a livello non conscio e immediato, per simulazione e condivisione dello “stato corporeo” dell’altro.

Oltre alla base genetica, lo sviluppo delle capacità empatiche prevede una MATURAZIONE PERSONALE ed è sintomo di INTELLIGENZA. Ciò si traduce nella capacità di regolare le nostre emozioni e di uscire dal nostro egocentrismo, instaurando una relazione autentica in cui ci sia spazio per l’altro. Ma significa anche possedere un’identità solida per non aderire all’altra persona, dimenticandoci di noi.
Alcune patologie di personalità, tra cui quella narcisistica e quella antisociale, sono caratterizzate da scarsa empatia, proprio perché questa maturazione negli anni dello sviluppo (infanzia e prima adolescenza) è venuta meno, a causa di circostanze famigliari e ambientali disfunzionali.

Dott.ssa Silvia Roncallo

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